martedì 1 maggio 2007

La saga delle Tumulilande. secondo episodio

questo è il secondo episodio.. niente di che, ma gli orchi mi sa che prendono un'altra spatussata..
LA BATTAGLIA DELLE TUMULILANDE

GENESI
Dopo la vittoria di passo Colle Rotto l’esercito imperiale impiegò alcuni giorni per riorganizzarsi e per dedicare dieci giorni di lutto per la morte del proprio generale, il capitano Erik Calsasbora. Nel frattempo raggiunse l’accampamento il capitano Erik Ziggail, cugino del generale defunto, inviato dal conte di Wartebad, patria d’origine dei soldati imperiali. Egli prese il comando dell’esercito con la consegna di eliminare ogni minaccia orchesca da quei territori.
Bozz Tazmako invece, dopo una fuga precipitosa verso le Malelande, riuscì a prendere il controllo di una nuova tribù di orchi. Da questa organizzò una nuova orda, bramosa di sangue con cui vendicare la precedente sconfitta.
Gli eserciti mossero l’uno contro l’altro, ignari della presenza del nemico. Erik Ziggail voleva mettere in sicurezza i confini meridionali della provincia, ignorando che il nemico potesse riorganizzarsi tanto velocemente. Bozz avanzò verso nord, pensando che gli imperiali sarebbero rimasti entro i loro confini. Entrambi si sbagliavano.

SCHIERAMENTI:
-Esercito imperiale
Generale: capitano dell’impero Erik Ziggail;
1 reggimento di guardie di palazzo, 1 reggimento di Templari del Lupo Bianco, 1 reggimento di picchieri, 1 reggimento di arcieri, 1 cannone, 1 mortaio, 1 capitano alfiere dello stendardo di battaglia.
-Orda orchesca
Generale: capoguerra orco nero Bozz Tazmako;
1 reggimento di orchi neri, 1 reggimento di picchieri, 1 reggimento di arcieri, 1 reggimento di cavalcalupi goblin, 1 gettapietre dei goblin, 1 carro degli orchi, 1 capoguerra orco.

IL CAMPO DI BATTAGLIA
Il 17 aprile 2007 A.C. i due eserciti si trovarono improvvisamente l’uno contro l’altro.
Lo scontro avvenne in quella terra di nessuno sita tra le Malelande e l’Impero, denominata Tumulilande. Nessuno dei due generali poté sfruttare appieno la conformazione del terreno. Esso era una plaga brulla cosparsa di piccole alture, ampi spazi pianeggianti e rovine di un vecchio borgo a sud, con steccati e muretti che si allungavano sul campo.
Bozz schierò i suoi arcieri sulla destra protetti da un muretto, gli orchi neri tra questo muro e una collina che si ergeva nel centro; dietro la collina stavano il reggimento di picchieri e i cavalcalupi. Dietro di loro si posizionarono Bozz Tazmako e il carro, su cui salì un altro capoguerra orco, il vecchio capo della tribù caduta sotto il controllo di Bozz. Costui era un grosso orco denominato Alafat, ansioso di uccidere. La catapulta era nelle retrovie.
Erik Ziggail schierò i Templari sulla sinistra, i picchieri e gli arcieri nel centro, la guardia di palazzo sulla destra sopra un altopiano, su cui piazzò anche il mortaio. Il cannone venne piazzato sul lato opposto sopra una collina. Erik prese posizione all’estrema sinistra dello schieramento per coprire il fianco. Con lui era giunto da Wartebad un suo commilitone, il capitano Frederik Thule, un ottimo combattente, che avrebbe portato lo stendardo imperiale in battaglia. Egli prese posizione dalla parte opposta a Erik, avrebbe diretto l’ala destra dell’esercito.

LA BATTAGLIA
Mossero per primi gli uomini, il loro schieramento avanzò compatto verso il nemico, mentre gli arcieri salirono su di una piccola montagnola che si trovava ne centro del campo. L’artiglieria iniziava a martellare il nemico, ma non riusciva a mettere a segno alcun colpo, le stime improvvisate erano troppo imprecise.
Gli orchi avanzarono a loro volta, i cavalcalupi galopparono su e giù dalla collina schierandosi a nord di questa, davanti ai Templari; i picchieri, il carro e Bozz si piazzarono nel centro della collina, gli orchi neri si inserirono nella strettoia di fronte a loro e avanzarono verso il nemico. La catapulta orchesca fece partire un masso che colpì in pieno il reggimento di picchieri imperiali nel centro, causò una strage, morì quasi un quarto degli effettivi del reparto. Un’altra battaglia che iniziava male per l’Impero.
I Templari vedendo i goblin così vicino provarono subito a caricarli, quelli scapparono immediatamente, seguendo il piano del generale Orco, ma facendo schiattare di rabbia i cavalieri ansiosi di menare le mani.
Il generale Erik decise allora di fermare l’avanzata e di attendere il nemico su quella posizione, intanto gli orchi se la sarebbero vista con la sua artiglieria. E così fu. Il mortaio non causò gravi danni, ma il cannone tirò dritto sulla collina ingombra di nemici e colpì in pieno il carro, che venne distrutto dalle potenza del colpo. Il capoguerra orco che era a bordo, Alafat, riuscì a sopravvivere anche se ferito.
Allora il generale orco nero capì che non poteva più restare fermo, così fece avanzare tutte le sue truppe. Gli arcieri si riorganizzarono cominciando ad uscire allo scoperto, gli orchi neri e i picchieri continuarono la loro avanzata e lo stesso Bozz andò a coprire il buco apertosi sulla collina dopo la distruzione del carro. Intanto Alafat si aggregò all’unità di picchieri orchi. I cavalcalupi intanto continuarono a fuggire, infischiandosene degli ordini del loro generale, il solo pensiero di dover affrontare i Templari li aveva terrorizzati più di qualsiasi altra cosa.
A questo punto la battaglia si accese nel centro, i Templari caricarono i picchieri orchi, lo scontro fu come al solito molto violento e ci furono perdite da entrambe le parti, ma questa volta i picchieri, guidati dal capoguerra Alafat, non indietreggiarono di un passo, mettendo anche alla prova la disciplina dei cavalieri.
Nel frattempo, mentre gli altri reparti manovravano e le rispettive artiglierie coglievano pochi successi, Erik Ziggail vide il generale avversario. Era lui, Bozz Tazmako, un gigantesco orco nero, lui che aveva ucciso suo cugino nella battaglia precedente. Aveva giurato al padre di vendicarlo. Così senza pensarci due volte lo caricò. Lo scontro fu violentissimo, l’orco era nettamente più forte e riuscì a ferirlo, ma anche l’uomo lo ferì e il duello continuò in parità.
Ora la battaglia infuriava ovunque. Gli orchi neri manovravano per arrivare in soccorso dei picchieri, che continuavano lo scontro con i Templari subendo altre perdite, ma mantenendo la posizione. Gli arcieri orchi continuavano a serpeggiare tra gli steccati, scagliando dardi che raramente causavano vittime. Mentre la catapulta, dopo il buon colpo iniziale non riusciva a mettere a segno nessun altro tiro.
Il duello sulla collina continuava violentemente, finché il cavallo del generale Erik riuscì ad avvinghiarsi con le mascelle al collo dell’orco fino a spezzarlo. Il generale nemico era morto, la vendetta era compiuta nel modo più onorevole, in duello.
Per gli orchi si metteva molto male. I picchieri imperiali ed Erik Ziggail caricarono contemporaneamente, i picchieri orchi impegnati contro i Templari, fu uno scontro epico, gli orchi persero quasi un terzo degli effettivi ed anche gli uomini ebbero varie perdite. I pelleverde però, pressati da forze preponderanti, si diedero alla fuga, subito inseguiti dai Templari che li raggiunsero e li massacrarono tutti. Alafat stesso, che aveva preso il comando dell’unità, subì la stessa sorte. Il suo cadavere non fu nemmeno ritrovato.
Ora i goblin, fuggiti molto lontano dal nemico, si fermarono e si riorganizzarono a fianco della catapulta, formando un’estrema linea di difesa.
Gli orchi neri, intanto, andarono all’assalto dei picchieri imperiali rimasti nel centro del campo, ma non colpirono con la solita foga e, nonostante caricassero sul fianco, non riuscirono a mandare in rotto il nemico, che pure era inferiore di numero.
Agli imperiali non restava che cogliere la vittoria cha si profilava loro. I Templari caricarono la catapulta, i cui serventi se la diedero a gambe, ma inseguiti e raggiunti dai cavalieri vennero fatti a pezzi.
Nel centro il capitano Frederik Thule comandava lo scontro. Fece caricare dalla guardia di palazzo gli orchi neri e poi andò lui stesso a dar manforte ai sui uomini. Lo scontro fu molto duro, con numerosi morti sia tra gli uomini che tra i pelleverde, ma nessuno abbandonò il campo. L’artiglieria imperiale intanto non stava brillando per precisione, anzi il mortaio ricorreva in continui inceppamenti, riuscendo a sparare assai raramente, mentre il cannone riusciva ad uccidere solo un arciere alla volta. Erik Ziggail dalla collina centrale su cui si trovava poteva vedere molto bene l’evolversi della battaglia: nel centro Frederik comandava bene lo scontro e i cannoni individuavano da soli possibili bersagli. Non c’era bisogno di lui lì. Così si lanciò alla carica dei cavalcalupi che si stavano riorganizzando. Quando li raggiunse, dopo aver subito una bordata di frecce dai goblin, era sfiancato dalla fatica per i combattimenti precedenti e per la ferita riportata e non riuscì ad uccidere alcun nemico. Nemmeno i lupi, molto più numerosi, fecero granchè.
Lo scontro era alle battute conclusive. Nel mezzo l’enorme mischia continuava a mietere vittime, più della metà degli orchi neri e delle guardie di palazzo morì, ma alla fine i pelleverde cedettero e scapparono. Subito i picchieri imperiali scattarono all’inseguimento e una volta raggiunti li sterminarono.
Mentre la battaglia stava finendo con un’altra vittoria per gli uomini, avvenne la tragedia. Il generale Erik Ziggail si trovò circondato da goblin, ne uccise alcuni, ma, esausto, venne ferito nuovamente e morì così per mano degli odiati nemici. Si spense così un altro valoroso capitano dell’Impero, che aveva mantenuto la promessa di vendicare il cugino assassinato, fatta al proprio conte.

PROLOGO
La battaglia era finita, agli orchi restava un reggimento di arcieri e mezzo reggimento di cavalcalupi, mentre all’impero restava mezzo reggimento della guardia di palazzo, mezzo reggimento di picchieri, il reggimento di Templari, il reggimento di arcieri, il cannone ed il mortaio. Al posto del defunto generale subentrò il capitano Frederik Thule, suo fraterno amico.
L’Impero aveva vinto ancora una volta. Gli orchi erano stati scacciati dalle Tumulilande, che sarebbero state aggiunte al territorio sotto il controllo imperiale.
Ancora una volta, però la vittoria era costata un prezzo altissimo, che la rendeva più amara. Un altro valoroso capitano dell’Impero era caduto. Altri avrebbero impugnato la sua spada.

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