altra battaglia abbastanza recente.. contemporanea, ma slegata alla saga delle Tumulilande
LA BATTAGLIA DELLA TORRE GRIGIA
GENESI
Nell’aprile 2007 l’esercito imperiale di Wartebad era duramente impegnato nella difesa dei confini meridionali dalle cicliche invasioni di Pelleverde.
Mentre quegli uomini difendevano i confini del mondo dal temibile nemico, un esercito di bretoniani, uomini pure loro, invase i territori occidentali della provincia del Wissenland, giustificando l’infame atto con antiche rivalità per la definizione dei rispettivi confini.
Guidò l’invasione il duca bretonne Nikolà Olmì, un generale ambizioso ma ancora inesperto negli scontri campali. Gli imperiali, che avevano un forte contingente di truppe impegnato nelle Tumulilande, organizzarono rapidamente un grosso esercito guidato dal capitano dell’impero Alarik Haider, comandante in capo delle difese occidentali.
SCHIERAMENTI:
-Esercito Imperiale
Generale: capitano dell’impero Alarik Haider;
1 reggimento di guardie di palazzo, 1 regg. di Templari del Lupo bianco, 1 regg. di picchieri, 1 regg. di alabardieri, 2 distaccamenti di archibugieri, 1 cannone, 1 cannone Tuono d’inferno, 1 capitano alfiere dello stendardo di battaglia, 1 capitano dell’impero.
-Esercito bretoniano
Generale: duca Nikolà Olmì;
1 reggimento di cavalieri bretoniani, 1 regg. di cavalieri della cerca, 1 trabucco, 1 regg. di alabardieri, 2 regg. di arcieri, 1 regg. di pegasi, 1 alfiere dello stendardo di battaglia.
IL CAMPO DI BATTAGLIA
I bretoniani avanzarono cautamente entro i confini imperiali, con l’intenzione di occupare una valle di confine ed annetterla al proprio reame. Il generale Alarik Haider aveva intuito il loro obiettivo, una antico mastio di guardia ormai in disuso chiamato la Torre Grigia. I due eserciti si schierarono con l’intenzione di contendersi il possesso della torre come punto focale dello scontro. Era giovedì 19 aprile 2007 a.c.
Il campo era costellato di rilievi che circondavano a sud e a nord il mastio, che si ergeva perciò nel centro di una conca.
Il generale bretoniano schierò la sua armata concentrando la maggioranza delle truppe nel centro per poter perforare lo schieramento avversario. Nel centro tra un altopiano a sinistra ed una collina a destra posizionò i due reggimenti di cavalleria, un reggimento di arcieri e gli alabardieri. Sulla collina a destra schierò l’altro reggimento di arcieri, mentre nelle retrovie posizionò il trabucco. Nikolà Olmì prese posizione nel centro col grosso della truppa. Accanto a lui prese posizione un altro nobile bretoniano suo congiunto, Alex Panduron. Egli avrebbe portato lo stendardo di battaglia bretoniano.
Alarik Haider invece cercò di coprire tutto il fronte. A destra schierò i Templari del Lupo bianco. Sulla collina che si stagliava nel centro schierò il cannone, i picchieri con il loro distaccamento di archibugieri, ed egli stesso si mise tra quelle truppe. Proseguendo verso sinistra, superata la collina prese posizione la guardia di palazzo e il cannone tuono d’inferno e un capitano che avrebbe portato lo stendardo di battaglia imperiale, Teodorik Evil. Dopo loro, su di una montagnola, si schierò il secondo distaccamento di archibugieri. A chiudere il fronte a sinistra, si posizionò la loro unità madre, il reggimento di alabardieri, guidati per l’occasione dal capitano imperiale Heinz Guderian.
LA BATTAGLIA
Partì subito all’assalto la cavalleria bretonna coperta dal tiro degli arcieri. Il trabucco fece partire un masso che andò a cozzare contro i picchieri che si trovavano sulla collina spazzandone via un intero rango.
Subito l’artiglieria imperiale rispose al fuoco. Il cannone venne puntato dai serventi, che presero la mira con molta accuratezza. Il colpo distrusse quasi interamente il reggimento di cavalieri della cerca. Anche il Tuono d’inferno si preparò a fare fuoco. Era un arma molto complessa,di una potenza spettacolare, mai stata usata finora dall’Impero. La raffica di colpi che partì da esso distrusse un intero rango del possente reggimento di cavalieri bretoniani. Gli archibugieri fecero fuoco sul nemico causando alcune perdite. Il resto dell’esercito mantenne la posizione attendendo l’urto. Solo le ali imperiali avanzarono, gli alabardieri convergendo verso il centro per sostenere la guardia, mentre i Templari galopparono sull’altopiano lasciato stranamente deserto dal nemico.
I bretoniani continuarono l’avanzata, senza curarsi delle perdite, facendo convergere il grosso della truppa, i cavalieri ,i due duchi e i pegasi, sul lato destro della torre Grigia, mentre dal lato sinistro avanzarono gli alabardieri e un reggimento di arcieri. L’altro reggimento di arcieri si tenne sulla collina, bersagliando di frecce gli imperiali, ma questa volta sia loro che il trabucco non ottennero buoni risultati. I cavalieri bretoniani caricarono le guardie di palazzo che li attendevano con le armi in pugno. La fortuna arrise alla fanteria imperiale, che con poche perdite date e subite, riuscì a mandare in rotta la cavalleria avversaria. I soldati d’elitè che formavano le fila dalle guardie di palazzo, disprezzarono la viltà del nemico e si gettarono al loro inseguimento, ma incontrarono a sbarrare loro la strada il generale Nikolà Olmì, che protesse col suo corpo la fuga dei cavalieri.
Ora anche i rimanenti reggimenti imperiali mossero verso il nemico. Mentre l’artiglieria imperiale non riusciva a ripetere l’exploit di poco prima, i Templari, dall’altopiano, caricarono gli arcieri che coprivano il trabucco nemico. L’urto spezzo il morale del reggimento bretoniano che, pur avendo ricevuto poche perdite, diedero le spalle al nemico e scapparono, subito inseguiti dai Templari che li raggiunsero e li massacrarono.
Intanto il generale Olmì cercava di tener testa alle guardie imperiali e al capitano Teodorik Evil che si era unito alla mischia. Il duca Bretonne non riuscì a reggere e venne ucciso nella mischia. La sua inesperienza nell’esporsi al nemico gli era costata la vita, nonostante il coraggio dimostrato.
I bretoniani non mollarono lo scontro. Lo stendardiere Alèx Panduron prese in mano le redini del comando e ordinò ulteriori cariche. Intendeva giocarsi il tutto per tutto. I pegasi e il restante cavaliere della cerca caricarono gli alabardieri imperiali, mentre gli alabardieri bretoniani caricarono violentemente i picchieri imperiali.
I pegasi ed il cavaliere della cerca caricarono con violenza provocando numerosi morti, ma gli imperiali al comando del capitano di Heinz Guderian non cedettero, anzi reagirono e riuscirono ad uccidere uno dei tre pegasi.
Gli alabardieri bretoniani non attaccarono con altrettanto vigore, anzi subirono una dura sconfitta per mano degli imperiali. I bretoniani se la diedero a gambe, inseguiti con famelico odio dai picchieri.
PROLOGO
Alarik era salito sull’altopiano per poter avere uno sguardo d’insieme della battaglia. L’esercito bretoniano era seriamente danneggiato e non poteva più contendere la vittoria. Alarik lo sapeva e per questo concesse al nemico, ancora non completamente distrutto, di abbandonare il campo e le terre dell’Impero con le proprie gambe, anziché chiusi in una bara o ridotti in poltiglia sanguinante. Se fossero stati orchi o qualche altra lurida razza che infestava il mondo, non lo avrebbe permesso. Ma era uomini del vecchio mondo e le antiche alleanze non potevano esser cancellate per alcuni screzi di frontiera.
La battaglia si concluse così. L’impero aveva perso alcuni uomini nei vari reggimenti di fanteria, queste non raggiungevano il 25% della forza di alcuno di essi.
Ai bretoniani restava il reggimento di cavalleria, un singolo cavaliere della cerca, due pegasi, un reggimento di arcieri e il trabucco. Ogni reparto aveva subito dure perdite. Restava a guidare l’esercito sconfitto il duca Alèx Panduron. Le mire espansioniste dei nobili bretoniani erano state distrutte dalla potenza del ferro e del fuoco delle armi imperiali. In futuro avrebbero riflettuto seriamente prima di sconfinare con intenzioni ostili nelle terre dell’Impero.
mercoledì 2 maggio 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento