questo è il racconto della battaglia di sabato sera..dopo due mesi di stasi riprende con violenza la saga delle lande di Tilea.. e non finirà tanto presto..LA BATTAGLIA DELLE AVANGUARDIE
INTRO
La pace regnava da due mesi in Tilea. I duri scontri dell’estate erano un lontano ricordo, le orde pelleverdi erano state scacciate dalle terre abitate ed i superstiti si erano rifugiati sulle montagne per sfuggire alla vendetta dei Tileani.
Dopo alcuni mesi di relativa tranquillità giunsero voci in tutto il vecchio mondo di un’enorme Waagh in procinto di assaltare nuovamente Tilea per mondare l’onta delle sconfitte estive. Un gigantesco orco nero stava radunando guerrieri da tutte la Malelande per guidarle verso le terre degli uomini.
Mentre ancora gli orchi si organizzavano nelle loro terre natie, i superstiti della Waagh estiva, scampati agli stermini scemarono giù dai monti, riuniti attorno ad un nuovo capo pronti a preparare la strada ai confratelli delle Malelande.
Alla fine di settembre in Tilea restava solo un drappello di uomini armati, erano una guarnigione lasciata dal barone Teodorik Calsasbora per aiutare i Tileani a riarmarsi ed a scacciare gli ultimi pelleverde rimasti. L’esercito imperiale era guidato da uno dei due arcilettori del culto di Sigmar giunto in quelle terre a predicare il culto e la necessità dell’unità degli uomini contro tutti i nemici. Aglim era il suo nome. Appena gli giunse notizia del ritorno di bande di orchi radunò le truppe a sua disposizione e mosse verso il nemico.
SCHIERAMENTI
-Esercito Imperiale
Generale: arcilettore Aglim;
1 reggimento di guardie di palazzo, 1 regg. di picchieri, 1 regg. di alabardieri, 1 regg. di spadaccini, 1 regg. di flagellanti, 1 regg. di balestrieri, 1 regg. di pistolieri, 2 distaccamenti di miliziani, 2 distaccamenti di archibugieri, 2 cannoni, 1 batteria lanciarazzi, 3 maghi guerrieri: Sven Hassen, Rich Wulf, Joseph Siggail;
-orda orchesca
Generale: orco nero capoguerra Mustafà Aidid;
1 reggimento di orchi neri, 1 regg. di orchi Grozzi picchieri, 3 regg. di goblin delle Tenebre, 1 regg. di cavalcalupi, 1 regg. di cavalcaragni delle foreste, 2 gettalancie dei goblin, 2 catapulte dei folli fiondati, 1 grande sciamano goblin Arak Petoviolento, 2 sciamani goblin delle Tenebre: Al-Aziz, Tarik il “nauseabondo”;
IL CAMPO DI BATTAGLIA
I due eserciti si scontrarono in una piana aperta, puntellata qua e là da case, boschetti e basse colline. Al centro del campo si trovava una casa su cui entrambi i generali puntarono gli occhi, ai lati del campo si trovavano i boschi e le basse alture.
Due colline dominavano rispettivamente una porzione del terreno e lì entrambi i generali piazzarono la massa della loro artiglieria. Dalla parte imperiale si trovava una casa di campagna che venne occupata dai Balestrieri. La gran parte delle truppe di entrambe le armate gravitò sul fianco sinistro, lasciando sul fianco destro solo un velo di truppe.
Lo schieramento delle truppe necessitò di molto tempo per essere completato, entrambi gli eserciti erano piuttosto squilibrati, agli imperiali mancava quasi completamente la cavalleria, mentre i pelleverde schieravano un numero spropositato di goblin. I generali avevano utilizzato le truppe che avevano a disposizione senza poter cernire oculatamente.
LA BATTAGLIA
La battaglia si aprì con i maghi imperiali che tentarono di generare diversi incantesimi fallendo miseramente nei loro tentativi, rischiando anche di danneggiare le altre truppe. Poi l’artiglieria aprì il fuoco sul nemico, distruggendo subito una balista con un cannone e massacrando i ¾ di un reggimento goblin con una fortunata salva di razzi. Il fianco sinistro del fronte orchesco risultava così notevolmente indebolito dopo questa salva. Mustafà Aidid cercò di riequilibrare le proprie forze muovendo la cavalleria leggera in protezione su quel fianco. Intanto anche le macchine da guerra pelleverdi iniziarono un fitto lancio sulle fila imperiali causando diversi morti tra le truppe di prima linea.
I due eserciti si mossero l’uno verso l’altro mentre il tiro continuava a provocare perdite in entrambi gli schieramenti. Il reggimento di spadaccini, guidato dal mago Rich Wulf occupò la casetta al centro del campo, mentre i distaccamenti di miliziani schizzavano veloci verso i reperti di goblin costringendoli ad espellere i pericolosi fanatici verso obiettivi di scarso valore strategico. I fanatici,molto numerosi dato l’alto numero di goblin delle tenebre, causarono perdite praticamente nulle, venendo poi sistematicamente eliminati da nugoli di frecce e pallottole provenienti da balestrieri e archibugieri.
L’orda orchesca si gettò ancora in avanti sotto la guida dei suoi capi. Il fianco destro era guidato dal generale Mustafà che caricò un distaccamento uccidendo alcuni miliziani, ma senza riuscire a travolgerlo. Gli orchi neri, nel frattempo, assaltarono l’edificio tenuto dagli spadaccini, riuscendo con una ferocia inaudita a sloggiare gli imperiali non prima di averne ucciso quasi i ¾ degli effettivi .
La battaglia era ancora indecisa, sebbene i pelleverde avessero subito molto il superiore tiro umano, dimostravano una migliore capacità risolutiva in combattimento, per ora.
Aglim decise di dare un colpo di maglio sul fianco sinistro ove gli imperiali erano in superiorità numerica. I Picchieri caricarono il generale orco sopraffacendolo con la mera superiorità numerica, il generale, mandato in rotta, fuggì in direzione di un altro distaccamento di miliziani facendosi maciullare impietosamente. Con il generale caduto il morale orchesco vacillò, infatti una carica dei pistolieri contro i cavalcaragni li mise in rotta tanto da disperderli dal campo di battaglia. i pistolieri non si accontentarono della vittoria e si gettarono sul retro del reggimento di cavalcalupi che solo restava a tenere il fronte sinistro. I vili goblin se la diedero a gambe andando però a cozzare contro i picchieri. Nel groviglio di reggimenti avversari che era diventato quel settore gli orchi subirono una dura batosta, tanto più che le loro macchine da guerra erano state tutte distrutte. L’artiglieria imperiale, libera dall’impegno del tiro di controbatteria, poté iniziare a bersagliare i reggimenti pelleverde, fornendo fuoco di supporto. La casetta al centro, occupata con vigore dagli orchi neri, venne centrata ed alcuni di loro perirono.
Senza una guida gli orchi agirono senza più coordinamento. Il fianco destro, composto da un reggimento di goblin e da uno Grozzi, avanzò avanti verso i flagellanti che contendevano loro il passo. Gli orchi neri uscirono incautamente dall’edificio per sottrarsi al tiro nemico. L’altro reggimento di goblin, che occupava il centro dello schieramento ed era guidato dallo sciamano Tarik il nauseabondo, caricò a testa bassa il reggimento di alabardieri, una scelta molto rischiosa. Gli alabardieri, guidati da Aglim, ressero la carica senza scomporsi e, supportati dai due distaccamenti, annientarono i goblin, prima in corpo a corpo, poi nell’inseguimento.
La battaglia era ormai decisa, gli orchi non potevano più ribaltarne le sorti, tanto più che i loro sciamani rimasti incapparono in una serie di fallimenti nell’impiego dei loro poteri, restando orrendamente mutati ed indeboliti.
Le rimanenti unità pelleverdi tenevano orgogliosamente la posizione mostrando la decisione a non darsi per vinte. Per questo Aglim ordinò un assalto generale dei reggimenti disponibili. La guardia, alcuni miliziani ed i Pistoleri caricarono gli orchi neri, mentre i flagellanti caricarono i Grozzi.
Gli orchi neri combatterono con vigore e disperazione dimostrando tutto il loro valore, ma sopraffatti dal numero e caricati su un fianco vennero sconfitti e sterminati nella rotta. I Grozzi, caricati dai furenti guerrieri di Sigmar e indeboliti dall’artiglieria imperiale, ressero con lo stesso orgoglio, ma infine dovettero cedere e, messi in fuga, vennero tutti massacrati.
OUTRO
La grande battaglia era conclusa. I pochi pelleverde superstiti si dispersero sui monti vicini in poche ore. Gli ultimi reparti superstiti alle sconfitte estive erano stati eliminati. Ora l’Impero poteva puntare le sue truppe verso oriente, da cui montava con veemenza una nuova, immensa orda.